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LA
REPUBBLICA ROMANA È ORMAI UN’ISTITUZIONE FRAGILE E
PRECARIA, DA ANNI OGGETTO DI CONTESA TRA UOMINI SPREGIUDICATI E
AMBIZIOSI, CHE SI COMBATTONO CON I LORO ESERCITI SUI CAMPI DI
BATTAGLIA, MA ANCHE CON LE CLIENTELE E FIUMI DI DENARO
NELL’AGONE POLITICO.
Il popolo è stritolato dai debiti, oppresso dalle
ingiustizie, diviso dalle discriminazioni. In questo panorama,
si fa largo Lucio Sergio Catilina, disposto a tutto pur di
raggiungere quel potere che a un nobile decaduto come lui sarebbe
precluso. Grazie alla corruzione e
all’intimidazione, scala
le gerarchie dello Stato. Ma la classe dirigente degli
ottimati,
che si sente minacciata dalla sua ascesa, reagisce
opponendogli un
abile avversario: quello stesso Cicerone che di Catilina era stato, da
ragazzo, il seguace più entusiasta, e che si
trasformerà nella sua nemesi. La sfida tra i due
cresce di
intensità negli anni, fino al tragico epilogo, che apre la
strada alla fine della repubblica.
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